La trasformazione delle città contemporanee si misura anche attraverso la crescita degli spazi dismessi. Si tratta, in alcuni casi, di un autentico patrimonio di storia, cultura e memoria sottratto alla collettività.

La città cresce, si espande. La speculazione edilizia privilegia la logica della cementificazione di nuovi spazi piuttosto che la cultura del riutilizzo, della salvaguardia  del territorio, della riqualificazione del pat rimonio esistente, della sottrazione dei luoghi ad atti vandalici, al deperimento e all’oblio.

Serve una inversione di tendenza: non più luoghi mutiin cui misurare l’assenza dell’uomo e la sospensione del tempo, ma spazi vivibili.l